Dal Trek N°43 ( giugno 2003) 13 aprile 2003 Raffaella Landriscina Montesacro Il vento come uno sciame d’api vola sulle nostre
teste. Le risate straordinariamente intense mascherano il cinguettio degli
uccelli e riecheggiano su quelle pareti rocciose. Continuiamo a camminare
nonostante la nebbia e la pioggerella sottile lungo un circuito già percorso e
segnato da fregi rossi sulle pietre. Ad ogni passo indosso un
indumento in più per proteggermi dal freddo. Lungo questo percorso esistono pezzi di mura e capitelli appartenenti ad un antico
convento, che molti, compresa me, fotografano. La luce fioca non ne esalta i particolari architettonici ma gli conferisce un
aspetto tetro e medioevale. Gli alberi di quercia abitano questi spazi per cui i colori del bianco e del grigio si mescolano con
convinzione a quelli verdi della vegetazione come in un dipinto dell’ottocento.
Ci fermiano a consumare il
nostro pasto proprio in questo posto, battendo i denti per il freddo. Per
questo sollecitiamo come mai prima d’ora, il ritorno e la ripresa del cammino. Finalmente il movimento ridà calore alle
mani e alle gambe, mentre la nebbia rimane alle nostre spalle. Lungo il
sentiero a valle, le parole cominciano nuovamente a riempire i tempi vuoti del
cammino. Ed ecco riconosciamo la strada del ritorno e le nostre macchine, contenti anche questa volta.
Abbiamo dimostrato a noi stessi di riuscire nell’intento. Come sempre
l’escursione rappresenta, oltre che un momento nel quale si sta insieme, anche
un modo di sfidarsi e superarsi. |